Il tre Maggio è il giorno internazionale della libertà di stampa, stabilito dalle Nazioni Unite. Si iniziò a festeggiare questo giorno della memoria nel 1993, ma la libertà di stampa è sancito dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, stabilita nel 1948.
Libertà di Stampa o libero mercato?
Come vedete dal sottotitolo, vado dritta al sodo. Sigfrido Ranucci, che ammiro molto, lo disse in una sua life su Facebook: “Il giornalismo della Rai è libero, non ci sono linee editoriali, i nostri editori siete voi telespettatori”. Per assurdo questo è esattamente il limite, in un periodo dove la TV viene concorrenziata dai tanti diversi (social-)media. Pensiamoci bene. Se il pubblico implica quello che viene mostrato, significa che si creano dei “bacini”. In gergo questi vengono chiamati “contenitori”.
I contenitori devono ovviamente rispecchiare ciò che il “consumatore” vuole vedere/sentire. Se dunque viene creata una trasmissione che si occupa perdipiù di Trash italiano, allora ovviamente non ci si dedica alla didattica in fisica quantistica, anziché storia dell’arte. Esattamente così dobbiamo immaginarci le trasmissioni su qualsiasi canale. Questo significa che ogni trasmissione accontenta una fetta di mercato televisivo. Fin qua nulla da dire, si chiama libero mercato e ognuno soddisfa il suo segmento.
Il mercato come editore
Chiaro che in questo c’è un evidente limite. Sono in effetti pochi i giornalisti che non osservano il proprio segmento e scrivono a ruota libera. Comprensibilmente, visto che questo essere indipendenti determina per il pubblico il “non essere attribuibili. Il non essere riconducibili ad una o l’altra parte politico-culturale costa Share, fetta di mercato. In conclusione ci troviamo con uno scenario mediatico di schieramento: destra, sinistra, intellettuale anziché popolare. Anche fin qua non c’è nulla di male. Infondo per l’accrescimento personale magari ci si può dedicare alla lettura di qualche libro o guardare un video tematico su YouTube.
Censura di Mercato anziché Libertà di Stampa
L’introduzione che ho scritto non vi sembrerà brillante, eppure con tutte queste scontatezze ci dimentichiamo una cosa. Non si può piacere a tutti, ma soprattutto: Non si può sempre piacere a tutti. Difatti l’ultimo Report su Rai3 sicuramente non è piaciuto ne agli elettori della destra liberista, ne a quelli della sinistra renziana. Ok ammetto, sono la stessa cosa. Cliccate qui per la puntata di ieri e vedete come Renzi ci vuole far credere che si fa portare i Babbi dai 007 in Autogrill e Berlusconi tenta a discreditare i giudici delle sue condanne, che apparentemente lo definiscono una “chiavica”.
Anche fin qui, non c’è nessuno scandalo, ne manipolazione mediatica o peggio, censura. Il nostro problema inizia dove Matteo Renzi, stando a quello che vediamo, sa dell’esistenza di un video, ancora prima che ci viene detto. Il nostro problema è, quando delle illazioni su un giudice, tale Antonio Esposito, vengono divulgate come autentiche dai giornali e i canali Mediaset. Esattamente i canali per i quali Berlusconi viene indagato e condannato per frode fiscale. Come Al Capone, mi vien da dire. Vado oltre, il nostro problema è che siamo ultimi in Europa per Libertà di Stampa e solo 43esimi nel mondo. Ragazzi abbiamo un problema di libertà d’espressione.
Libertà di Stampa e di espressione, ma siamo ultimi
Ultimi in Europa come libertà di stampa, ma perché? Se è vero che il giornalismo (d’indagine soprattutto), è il cane da guardia del potere, allora è anche vero che deve dar conto alla fetta di mercato sopra citata. I giornalisti per tanto si trovano a dover far la spaccata tra interesse del mercato (appunto il pubblico), il proprio interesse investigativo e la linea editoriale data dagli investitori della propria azienda. Se questi investitori sono dei partiti, visto la dipendenza della Rai, ma anche di tutta l’editoria, dalla politica, allora diventa ancor più difficile e il conflitto con la libertà di stampa tanto osannata, è evidente. Quando si dice che non abbiamo (quasi) editori liberi in Italia, si intende esattamente questo conflitto tra politica, economia ed informazione.
Il contenitore, chiamiamolo “piattaforma”
Abbiamo un problema che va oltre la libertà di stampa. Un problema culturale. Dobbiamo capire che non c’è una stampa libera e dobbiamo capire l’importanza per noi, nella nostra vita personale, di questo diritto civile indispensabile.
In altri articoli avevo già raccontato cos’è la manipolazione mediatica e quanto questa impatta sulla vita dei cittadini e sull’opinione pubblica. Vi ricordate l’articolo sul caso Hồ Chí Minh? Riassumo: USA prima potenza mondiale non riesce a vincere la guerra del Vietnam, non perché non fosse armata abbastanza per non poter strafare sull’avversario, ma perché l’avversario addotta la strategia migliore. Oltreché portare gli americani in una guerra di guerriglia e sfinimento, Hồ Chí Minh conduce una perfida guerra mediatica, dimostrando con astuzia cosa si può raggiungere tramite lo sfinimento sensoriale dell’avversario. Le proteste delle mamme delle vittime e dei veterani hanno determinato la fine della guerra del Vietnam. Cliccare sul rosso per credere.
I gruppi Facebook
Il contenitore allora era una bara di legno, oggi invece è un gruppo Facebook, Whatsapp o Telegram, gli hashtag di Twitter piuttosto che Instagram. Anche le trasmissioni e i canali TV sono contenitori, come avevo detto pocanzi. Delle piattaforme nelle quali ci capsuliamo al riparo da chi la pensa in un modo diverso. Anziché confrontarci su pareri contrastanti, ci riduciamo così a condividere le medesime simpatie, opinioni, sensibilità politiche o gusti, anche di genere. Creiamo appunto delle piattaforme e diventiamo follower. Seguaci di qualcuno o qualcosa, anziché individui.
Autocensura anziché libertà di stampa
La censura così la facciamo proprio noi stessi, escludendo il pensiero trasversale e il confronto su argomenti sui quali magari non siamo preparati. Aggregandoci escludiamo però l’empatia e la curiosità per il diverso. Se in più pretendiamo che le nostre trasmissioni, anziché giornali riportano solamente quello che interessa al nostro gruppo d’appartenenza la censura mediatica, tramite la pressione di mercato è concretizzata. Non ci avete mai pensato, vero? In filosofia questo fenomeno viene definito come era di piattaforme. Dopo l’era della computerizzazione e di internet, adesso l’era delle piattaforme e noi restiamo sempre più soli. O forse è solo una sensazione?
In ultima: Propaganda sulla Censura
Questo articolo è già abbastanza lungo e magari per qualcuno anche un po’ impegnativo. Vado a concludere velocemente. Sulla Censura viene fatta tantissima propaganda, sia di destra, che di sinistra. Spesso la libertà d’espressione è l’unico argomento in mano ai complottisti. Ma su questo vi ho scritto già abbastanza penso, altrimenti cara lettrice e caro lettore, clicca sul rosso. Proprio oggi l’onorevole Meloni e i i Fratelli d’Italia ironizzano sul bacio del principe che risveglia Biancaneve dal sonno, per criticare la presunta censura contenuta nel DDL Zan. Un decreto legge, che vuole punire maggiormente chi discrimina o ferisce disabili, donne, transgender, omosessuali, ecc. vieterebbe, secondo loro, la libertà d’espressione. Non devo dirvi che questo è nonsense, oltreché propaganda contro appunto il diverso appena citato. Di conseguenza vi dico che in UE non c’è paese che non ha un decreto a protezione di transgender e contro l’omotransfobia.
La civiltà di una società si vede anche da…
…quanto questa riesce ad adempiere a diritti civili, come la libertà d’espressione di ogni singolo cittadino, proteggendo così anche la libertà di stampa. Io sono grata per i pochi giornalisti che si prendono la libertà di dirci le cose che non ci piacciono. A loro va tutta la mia stima e non solo al 3 Maggio di ogni anno, sin dal 1993.