Siamo in guerra! Senza ombra di dubbio e Putin ci fa paura. Una grande paura, lo ammetto. Vedere l’Ucraina devastata dalle bombe e rischiare che questi scenari si avverino anche qui da noi, mi fa paura. Mandare armamenti o meno, predicare il disarmo globale oppure reinventarsi interventisti del terzo millennio? Chi lo sa. Io non ho risposte, non sono un’esperta di geopolitica o di strategie militari. Guardando la TV pare che i generali abbiano sostituito i virologi e il pubblico dei social siano diventati tutti grandi conoscitori della guerra del Dombass. Però con tutte queste certezze che girano, una risposta manca: Come si può fermare questa guerra nel cuore dell’Europa immediatamente? Dov’è lo spazio del dialogo, del compromesso, della diplomazia? Perché l’alternativa è veramente la terza guerra mondiale.
Mi tengo la mia grande paura
Se sono stata in silenzio finora è soprattutto per una situazione che non riesco a decifrare, decodificare e comprendere. Eppure quante volte ho scritto su questo blog di come nascono i conflitti. Spesso ho citato Hannah Arendt, che sui totalitarismi ci insegnò molto. Però per quanto in via teorica saprei tutto e avrei potuto intuire tanto, come tutti voi, questa non me l’aspettavo. Non pensavo di dover esperimentare una pandemia e tantomeno mi aspettavo di vedere una guerra ai confini dell’Unione Europea, che ha il potenziale di portarci in una guerra mondiale. Anche se, diciamolo pure, i presagi c’erano. Abbiamo visto una guerra insensata in Cecenia, in Georgia, nel Dombass sin dal 2014 e abbiamo continuato ad ignorarli. Guerre fratricide basate su un traditorio sentimento nazionalista.
Papa Francesco ce lo disse
Guarda te, uno dei più grandi uomini di Stato, ci indicò la strada, ma nessuno lo ascoltò. “Il sovranismo mi spaventa, porta alle guerre”, disse Papa Francesco in un intervista a La Stampa del 9 agosto 2019. Son passati quasi tre anni, allora i sovranisti si distanziarono dal santo padre. Oggi, dopo due settimane di guerra in Ucraina, vediamo quanto aveva ragione quel papa venuto dall’altra parte del mondo. Il sovranismo ha nutrito una guerra silente sin dal 2014. Sovranismo sia ucraino, che russo, come anche russofilo nel Dombass. Perché non ce ne siamo resi conto? Cos’è successo? Adesso sono qui, io e la mia grande paura e mi domando, com’è possibile che nonostante ci fosse stato detto, c’erano tutte le premonizioni, abbiamo fatto finta di nulla?
Forse perché l’occidente non ha fiatato nemmeno quando Putin rase al suolo Groznyj nel 1999 e poi nel 2009? Cosa abbiamo fatto quando Mosca bombardava Aleppo, spacciando l’azione militare come “liberazione”? Parliamo di bombardamenti a tappeto, con bombe a grappolo per uccidere più persone possibili. Crimini contro l’umanità. Già allora come ora. Sapevamo che Putin è un oligarca totalitario, senza il minimo scrupolo di fare vittime civili, eppure abbiamo fatto finta di non vedere. Certo, sono state imposte delle sanzioni. Le sanzioni non fermano le bombe però, in compenso radicalizzano il conflitto. Le sanzioni fanno male ai cittadini comuni, che non possono più trovare gli alimenti abituali oppure prelevare da un bancomat, nonché prendere un mezzo pubblico. L’opinione pubblica percepisce queste cose.
O forse l’occidente si rende conto solo ora che parliamo di nazionalismo? Che il sovranismo porta a divisioni, come la Brexit per esempio? Magari l’occidente, ossia noi, abbiamo paura che potrebbe accadere ancora, tipo in Catalogna, Veneto, Paesi Baschi o in Scozia, che con la separazione dalla Gran Bretagna spera di tornare nelle braccia dell’UE.
Io ho paura e non me ne vergogno
Ho paura ad esempio del fatto che la gente comune in Russia ci vede come il male assoluto e so che è così. Non solo la propaganda putiniana ci dipinge come nazisti e capitalisti. Pensateci, come ci vede un russo, che vive in zone rurali, legge solo in cirillico, magari non ha internet, se ce l’ha non usa una VPN e dispone unicamente dei mezzi d’informazione ufficiali? Alla fine sono le organizzazioni occidentali che escludono cittadini russi dal dirigere un orchestra, presidiare una cattedra all’Università o partecipare ai giochi paraolimpici. Siamo noi che impediamo alla Russia di accedere a determinate materie prime, la soia per fare un esempio. Sono organizzazioni capitaliste che svalutano i titoli russi a livello spazzatura oppure chiudono le loro dependance russe, come McDonald’s oppure Starbucks . Ergo, è l’occidente che farà vivere male i cittadini russi e ovviamente le fonti governative russe ci marciano sopra. Il risentimento della gente comune, nei nostri confronti è comprensibile.
Se vogliamo “esportare democrazia” la via delle bombe è sbagliata e lo dimostrano praticamente tutti i conflitti dell’ultimo secolo. La democrazia è bella perché sei libero di acquistare ciò che vuoi, pensare quello che vuoi, leggere ciò che ti piace e dire quello che ti senti di dire, anche se la tua opinione è sbagliata. I valori occidentali si esportano molto di più con il capitalismo che con le armi. Sarà anche assurdo, ma la Coca-Cola e Gucci sono i valori occidentali nel mondo. Per i sauditi le Ferrari sono status symbol portatori dell’italianità, molto di più che i droni missilistici di Leonardo.
Ho paura di un’altra grande guerra
Tanti parlano di sentirsi scaraventati indietro di 70 anni, ma è sbagliato. Prima perché la fine della seconda guerra mondiale avvenne 77 anni fa, quindi si dovrebbe parlare di 80 o 90 anni fa, quasi un secolo; ma non voglio essere puntigliosa. Secondo, perché come si sviluppò questa guerra mi ricorda piuttosto gli avvenimenti che portarono alla prima guerra. La Grande guerra ebbe inizio con l’uccisione dell’arciduca d’Austria e sua moglie? Non veramente, quello era un pretesto. Esattamente come la difesa della popolazione russofona del Dombass lo è per la propaganda russa. In realtà la prima guerra mondiale fu scatenata da:
- Imperialismo e smania d’espansione
- Nazionalismo e identitarismo, ovvero sovranismo
- Corsa agli armamenti
- Ideologia/e: la Kultur del germanesimo contro la società civile repubblichina francese e la filosofia russa
- Crisi economica, dovuta anche alle crisi esistenziali dell’Impero austroungarico decadente
- Convinzione di guerra lampo. Il Kaiser era convinto di abbattere la Serbia velocemente
- Alleanze, la Grande guerra fu una guerra di alleanze
Se metto insieme i sette punti in chiave odierna, abbiamo esattamente le medesime situazioni di partenza. Anche Putin aveva la convinzione della guerra lampo contro l’Ucraina. Questi presagi sono terribilmente inquietanti, visto che alla fine della Grande guerra di 5 imperi ne rimase solo uno, quello britannico.
Bombardare mamme e bambini è vigliacco
Le immagini che arrivano da Mariupol sono devastanti. Bombardare un ospedale pediatrico è un crimine contro l’umanità. Una strategia tipica e spaventosa di Putin, che deriva proprio dalla sua esperienza nel KGB. Bersagliare strutture sanitarie, corridoi umanitari, rifuggi o ambulanze in corsa, sono tecniche rivolte ad aumentare il panico nella popolazione, spingendola a fuggire, magari proprio nelle braccia del loro aguzzino. La strategia è quella di svuotare le città per poi raderle al suolo, esattamente come fecero i russi a Grosnyj in Cecenia e ad Aleppo in Siria. Crimini di guerra, crimini contro le future generazioni. Provo una grande paura dei crimini contro l’umanità, soprattutto se con cinismo perseguitano lo scopo di mantenere la popolazione in uno stato di semi-schiavitù, come ad esempio in Cecenia o Bielorussia. La prima guerra mondiale era una guerra di trincea, oggi le trincee sono formate da edifici in cemento armato. Nel novecento si trovavano in libera campagna, oggi sono il centro delle città, anche più popolate, dove i civili e i bimbi fungono da scudo per i mezzi blindati e i cecchini nemici. Terrificante.
E se mandare armi si rivelerà un boomerang?
Come detto, non sono uno stratega militare. Non so cos’è giusto o meno, se difendere l’Ucraina, chiudere lo spazio aereo, inviare o meno delle armi. Ma non è forse già come una scesa in campo, una guerra per procura? Chi istiga all’omicidio è colpevole a sua volta, no? Inoltre quante volte la grande America ha armato la mano di bande rivoltose per poi ritrovarsele contro? Isis, talebani e Al Qaida per fare degli esempi. E se i russi interpretano l’invio di armamenti comprensibilmente come atto bellico? Cosa facciamo se Putin attacca Cracovia o Bucarest? A me le armi fanno paura, non mi piacciono, abolirei anche la caccia. Dobbiamo pensare ad una Kultur del disarmo, anziché nutrire i guerrafondai del terzo millennio di propaganda tossica e tifo primordiale. Ma purtroppo anche i media non lo sanno fare, anzi.
Tanta e tante paure
Mi fa paura vedere l’insegna della stazione di servizio, che mi indica che con il mio part-time non posso più fare il pieno. Anche la spesa settimanale è diventata un martirio coi prezzi in salita vertiginosa. Ho paura di una grande depressione, dove il guadagno non basterà nemmeno per il minimo di sopravvivenza. Mi fa paura il pensiero di rivolte o lo scontro sociale dovuto prima alla pandemia e poi alla guerra. Fa paura la bolletta della luce, acqua, gas. Mi intimorisce il pensiero che c’è chi soffia sul fuoco mentre noi guardiamo scioccati la TV. È preoccupante che c’è chi manipola l’opinione pubblica con lo spirito di “Putin ha fatto anche cose buone”. Ho paura che presto ci dovremmo rendere conto d’essere stati plagiati, che il Metropol serviva proprio a portarci fin qui per distruggere l’Europa a vantaggio delle altre superpotenze.
La destabilizzazione del vecchio continente porta benefici a Cina, Russia, USA e India, in prima linea, seguiti a ruota da tutti i regime sanguinari di questo mondo. Da Riad al Qatar fino al Mali, tutti i veri potenti di questo mondo si stanno grattando le manine sporche di petrolio e sangue dei loro stessi concittadini. Questo ci disse il papa, proteggete l’Europa unita, perché è il nostro patrimonio comune, detentore dei valori della cristianità. Io lo capisco ora, anche se sono atea, ma comprendo benissimo cosa voleva farci intendere Papa Bergoglio.
Paura del confronto
Prima o poi ci si dovrà fare i conti. Per quanto brutto e cattivo sia Putin, ma prima o dopo dobbiamo confrontarci con lui e con la sua idea di Russia. Si accontenta di quel che c’è o vuole la guerra totale? Der totale Krieg, come Hitler, magari pure per ottenere il Lebensraum, lo spazio vitale. E se invece dobbiamo fare i conti con una realtà, ossia che Putin si sente minacciato sin dal 1989 quando ha vissuto sulla sua pelle la caduta della DDR negli uffici della STASI di Berlino Est. In quell’occasione, Putin l’agente KGB in trasferta, rischiò di essere linciato durante l’insurrezione popolare che vide la caduta del muro e l’apertura della porta di Brandeburgo. Putin in quel istante fu sconfitto, una sconfitta della quale non si è mai ripreso.
Chi sa come si sarà sentito quando apprese che in Ucraina e Moldavia sono state eseguite delle “esercitazioni” NATO. Dobbiamo capire il suo lato, le sue ragioni, per comprendere come agire. Ciononostante l’Ucraina è stata invasa da un’armata straniera nemica, esattamente come la Cecenia, Siria, lo Yemen, Ruanda, la Costa d’Avorio… L’Afghanistan e l’Iran. Dobbiamo capire le nostre mancanze, per diventare un Europa unita, detentori di una propria identità e non dipendenti dagli Stati Uniti. Sarà un camino lungo, difficoltoso e che può intimorire.
Lo spauracchio della guerra nucleare
Non voglio credere che Putin sia veramente così folle da mandarci una delle sue testate nucleari. Putin sa che da quel momento che farebbe partire il missile avrebbe ancora circa mezzora di vita. Quanto basta ad un missile americano per arrivare a Mosca, partendo da una delle tanti basi militari europee. Ma ho paura d’essere smentita, dopo aver espresso questo mio pensiero. E se non fosse stato solo uno spauracchio? Sperando che sia stata solamente una minaccia senza seguito, mi rendo conto che la maggior parte dei paesi NATO non sono europei, ma sono lontani, lontanissimi dall’Eurasia. Non proprio un pensiero confortante. Magari se noi europei non pensiamo a noi stessi, non ci pensa nessun altro. Allora iniziamo da noi stessi, cosa vogliamo raggiungere e come vogliamo arrivarci?
Dipingo per non pensarci, ma ci penso!
La pittura mi dà serenità, mi aiuta a comprendere normalmente. La pittura è quella parte di me che esprime in maniera raffigurativa quello che ho dentro, per esempio il testo di un libro o le scene di un film. Un lutto, una paura, un sogno, una visione con un dipinto trovano il loro posto, anche nella mia memoria. Normalmente. Solo che non siamo in una situazione normale e per il momento il dipinto che vede il mio occhio interno è cupo, molto scuro. Come avevo detto altrove su queste pagine, il mio blog è un luogo che documenta la mia crescita personale. Uno sviluppo intellettuale al quale lascio partecipare il mio prossimo liberamente e democraticamente. Solo che in questa situazione non sono all’altezza, non ho risposte alle mie domande. Forse l’unico accrescimento che ne posso trarre è l’accettazione delle mie paure, condividendole con te, caro lettore del mio spazio personale.