La Formula del Sovranismo Mondiale

Trump o Biden, ancora non lo sappiamo. Era colpa della Clinton e dei DEM certamente, quando fu eletto Trump. Colpevole Corbyn per l’elezione di Johnson. È la debole sinistra brasiliana fautrice della vincita di Bolsonaro. Oppure perché i leader sovranisti, nonostante la loro incapacità istituzionale, convincono le masse? Eppure in tempi di Covid ci vorrebbe un governo forte. Magari l’uomo forte al comando?

Però le accuse qui non ci portano lontano, per approfondire la questione, dobbiamo fare una analisi in profondità del fenomeno. Cominciamo dal dire che qualcosa è cambiato su scala internazionale. Non è un fenomeno locale, non è specifico di The Donald, anziché Salvini oppure Orban. Parliamo di svolta verso la destra sovranista nelle Filippine, India, Gran Britannia, Stati Uniti, Brasile, Ungheria, ecc. Persino in Italia, se guardassimo allo scenario politico regionale, riscontreremo che la maggior parte delle regioni sono proprio in mano a questo tipo di destra. La destra, conservativa, nazionalista e non emancipata. Omofoba, xenofoba ed intollerante, viene da se. Ovviamente una destra anti-europeista e, fateci caso, persino Trump e Putin lo sono. Come vedete, non è coincidenza, anzi. Parliamo quindi di un piano ben definito, come ho anticipato nel titolo, una formula del sovranismo.

Qualcosa di grande è cambiato nello Zeitgeist, l’oligarchia economica ha scoperto la formula per far votare ai poveri gli interessi degli straricchi. Come lo spiega bene George Monbiot del canale YouTube Double Down News.

Questo sistema include massicce bugie, in quantità smisurate e senza precedenti, usando massivamente i social media per veicolare messaggi, meme, tesi cospirative e così via. Così facendo l’individuo viene manipolato per influenzare il suo voto, anziché bloccarlo proprio nella sua volontà di espressione di voto. Quindi non è affatto un caso se Salvini, anziché la Meloni supportano le tesi no-vax oppure i negazionisti di Pappalardo, o qualora i complottisti di Casa Pound e Forza Nuova. La cosa che tanti avranno notato è, come questi sovranisti si scambiano i social media manager tra di loro. Per far un esempio poco noto, vorrei citare il Campaign Manager australiano, Sir Lynton Keith Crosby, che oltreché fare la campagna elettorale per i conservativi in Australia, fece il consulente per Johnson, l’Advisor in Canada, Sri Lanka, Nuova Zelanda e per tanti leader europei. Infatti nel 2009, Crosby funge da consulente per il partito di Libertas. Un partito paneuropeo oppositore del trattato di Lisbona. I sovranisti così imparano uno dall’altro, si scambiano tecniche di marketing, know-how, software, informatici per le analisi di big data, esperti (e fidatevi, Steve Bannon è solo uno dei tanti), ma soprattutto finanziatori!

Il mettere davanti al carro una persona goffa, un clown, qualcuno di anti-istituzionale, quasi comico, come lo può essere Trump o Salvini, è pura strategia. Anche le uscite ridicole di Giorgia Meloni vogliono provocare la medesima cosa: ossia il fare percepire alle persone che loro sono anti-establishment. Loro sono il nuovo che farà crollare l’oligarchia che tiene sotto schiavitù gli italiani. Prima gli italiani, porti chiusi, no-Euro, Ital-Exit, la politica degli slogan. Battute talmente semplici che persino il più melenso degli aventi diritto al voto, lo comprende. Non importa se questo è fattibile o meno, ovviamente. Questo fa parte delle balle, le bufale sovraniste che contribuiscono alla confusione generale.

Come vedete tutte queste destre globali sono interconnesse tra di loro, affinano le loro tecniche, si scambiano tra di loro e manipolano le masse perpetuamente ovunque. È quindi un errore accusare un partito progressivo, anziché un altro per la disfatta ricevuta in un singolo paese. Il vero complotto è sotto al nostro naso, anche se non lo percepiamo.

Affondo il colpo. Se incrociamo i dati comprendiamo che in qualsiasi paese, dove c’è questa affinità sovranista, una logica assistenziale, basata su equità, sanità universale, diversità, ambiente, educazione, cultura ed integrazione, viene sistematicamente combattuta. Coadiuvata da una tipologia di print e TV-media che possiamo definire vicina, se non succube delle lobby. Non che l’informazione non sia già una lobby ben definita, (altroché informazione libera), ma dobbiamo fare differenze. In effetti i media della destra si assomigliano ovunque, parlando perlopiù alla pancia delle persone e quindi rafforzando esattamente gli slogan, che avevo elencato pocanzi. Il prima gli Italiani combacia perfettamente con Britain first o il “We’ll make America great again” di Trump. Questi media, usano il vortice di notizie, lo spin of news, tramite l’uso indiscriminato dei social media. Così la stampa multimiliardaria ha una fortissima presa sulla gente. Ragioniamoci, gente che fino pochi anni or sono non avrebbe conquistato nemmeno la possibilità di partecipare al Grande Fratello, oggi sta governando paesi come gli USA. Trump fu il primo a fare The Apprentice, in Italia riprodotto con Flavio Briatore nel 2012 e guarda un po’, anche lui fa parte di questo mondo sovranista, con le tante figure tragicomiche. Un altro esempio? Sapevate che Paola Tommasi, la giornalista economica di Libero Quotidiano, ha collaborato negli Stati Uniti nel Campain Management di Donald Trump?

Ora se questo è un sistema sovranista, che funziona in base a determinate caratteristiche, allora possiamo affermare che come ci sono delle logiche, degli algoritmi, che lo fanno funzionare, devono esserci anche dei modelli che interrompono questa logica. Una delle cose essenziali è, che la gente cominci a comprendere cosa è realtà e cosa è semplicemente un fake, un falso. Twitter, Facebook, Google, WhatsApp, sono tutti profondamente responsabili per questo spargere di falsità, la divulgazione della bugia è un business. Noi dobbiamo essere in grado di difenderci dalle balle, dalle bugie e dal falso e questo richiede anche alfabetizzazione digitale. Ci sono tante possibilità come formare i cittadini sul campo della digitalizzazione. Per fare un esempio, Sanna Marin, il primo ministro finlandese, fu eletta a soli 34 anni. Lei è l’antitesi di Salvini e Meloni. Figlia di una coppia omogenitoriale, mamma giovanissima di una bimba, che aveva partorito quando era già leader del partito DEM. Lei che è nata in condizioni modestissime, ha preso la laurea magistrale in Scienze dell’Amministrazione nel 2017. Ha conseguito la specializzazione in Management comunale e regionale e la sua tesi ha riguardato la professionalizzazione della leadership politica comunale. Tutto questo lavorando come cassiera per potersi finanziare gli studi. La sua candidatura e la sua elezione è stata resa possibile anche grazie alla digitalizzazione e le competenze digitali della popolazione. La Finlandia ha difatti investito tantissimo, negli ultimi anni, in questo settore, permettendo così alla popolazione finlandese di divenire il popolo più resistente al mondo alle fakenews.

Ovviamente non possiamo aspettarci che Salvini o Meloni investono in una campagna di digitalizzazione e alfabetizzazione digitale, visto che sicuramente non vogliono che le loro balle siano esposte, per metterla su una parabola ben comprensibile. Però, come vediamo negli Stati Uniti, possiamo pretendere dalle forze più progressiste, riformiste ed ambientaliste, che queste si coalizzano per formare un fronte contro le fakenews. Contro bufale, mistificazioni, minimizzazioni e negazionismo. Il faktchecking (verificazione di autenticità della notizia), dev’essere una priorità soprattutto per i social media, visto il potenziale di raggiungimento che hanno questi potenti mezzi di comunicazione. Non si parla di privare le persone della libertà d’espressione, ma bensì il prevenire le fasce più deboli di essere bombardati da bugie di ogni genere. Quindi parlo del principio opposto di quanto affermato da Sara Cunial, tanto per fare un esempio. Nessun bavaglio, ma serietà soprattutto istituzionale, il minimo requisito per una senatrice della Repubblica.

Torniamo ai media lobbisti, come disse già Licio Gelli, “il potere è in mano ai detentori dei media”, solo che se questi media sono il sacro Graal per chiunque vorrebbe intraprendere la carriera politica, allora siamo davanti ad un problema istituzionale di non poco conto. Le logiche di mercato imperano, sull’attrattività di un candidato e se lo dico così, appare quasi logico. Quante volte avete sentito dire un “new voter” (neo-elettore), che la Meloni è carina perché dice cose come zucchine di mare? Oppure a quante neo-elettrici piace Salvini perché simboleggia il maschio italico, un uomo di gran gusto, (i leghisti ce l’hanno duro, forse!)? Tutto questo infatti è marketing politico, perpetuato dai media, soprattutto i social-media. Tutto questo “parlare alla pancia” dell’elettorato inasprisce la discussione politica ed abbassa il livello di discussione. Anziché parlare di visioni e di come cambiare il paese per andare verso un futuro più integrativo, più green o semplicemente più compatibile con la vita (non solo) umana, si litiga su monopattini, banchi a rotelle e ore di apertura dei negozi. In realtà nessuno si pone la questione: “in che mondo viviamo”. Nessuno si rende conto che siamo in un sistema Top-down, dall’alto in basso. In altre parole siamo catturati in un sistema classista del secolo scorso. Come ci siamo arrivati? Veramente non ne eravamo mai usciti. Magari altri paesi più di noi, ma tutto sommato, brancoliamo tutti nel buio, nella confusione di quanto ci viene mostrato in TV, rafforzato dal rimbalzo sui social. Le elezioni in USA ce lo dimostrano chiaramente. Basta pensare al più ridicolo discorso di un Presidente Americano, nella storia delle elezioni, appena trasmesso in TV. Qualche rete americana sì è tirata indietro, interrompendo lo “speach” del Presidente, quando ha iniziato a parlare di brogli e cospirazioni.

Se veramente vogliamo uscire dalla morsa sovranista, allora bisogna avere il coraggio di proporre un modello diverso. Anziché la politica dell’uomo forte al comando e degli slogan elettorali, una politica della gente, una politica partecipata, praticata direttamente dai cittadini. Come fare? Organizzandosi sul territorio, paese per paese, municipio per municipio. Ovunque si deve avere il coraggio di intraprendere il camino verso una politica aperta al cittadino. Le istituzioni devono aprirsi e parlo ovviamente delle amministrazione pubbliche, gli enti locali, le organizzazioni territoriali, là bisognerà integrarsi, dando risposte, anziché creare discordia. Dove questi progetti di politica integrata funzionano, fanno da esempio e i paesi limitrofi vorranno esser partecipi loro stessi. Pian piano si solidificherà questo atteggiamento di politica partecipata, modificando l’assetto politico dell’intero paese. Dove questo avviene le oligarchie economiche e finanziarie, hanno molto meno possibilità di stringere la morsa sulla popolazione.

Come farlo? I cittadini possono organizzarsi in associazioni, ad esempio per combattere l’austerità, elaborando piani di microcrediti per i giovani o semplicemente cercando di creare dei circoli per anziani, parchi cinofili, associazioni per la cura di una colonia di gatti, e così via. Mai pensato di incontrare un paio d’amici e parlare di acqua pubblica? In altre parole, la solidarietà è l’antidoto al sovranismo. Quel sovranismo che viene finanziato dal mondo della finanza, dell’oligarchia economica. Quel sovranismo che quando parla delle “nostre aziende”, in primo luogo pensa ai propri finanziatori, ad esempio le lobby del cemento, che vorrebbero, anche subito, iniziare a costruire il TAV. Avete mai sentito parlare un leghista di incrementare la rete di connettività territoriale? No vero? E le concessioni per i distributori di carburante chi le da? Le Regioni!

2 Risposte a “La Formula del Sovranismo Mondiale”

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