Rata d’infezione COVID 0,08% – Lucia Azzolina e la Scuola ingrata

Mentre le opposizioni facevano a gara di super cazzole, tipo i banchi a rotelle, gabbie di plexiglass, con una o due s, e la morte certa per asfissia, dovuta alle mascherine, i ministri competenti lavoravano giorno e notte per trovare una soluzione al problema della riapertura della scuola in tempi di pandemia.

Certo, non è tutto oro… ma nemmeno tutto piombo! Magari è una via di mezzo. Certamente il dato che evidenzia il Ministero della Salute, certificando un tasso di trasmissibilità del virus nelle scuole di 0,08%, fa ben sperare. A proposito, non ho ancora sentito Salvini e Meloni lamentarsi del fatto che con un potenziale di rischio così basso, le scuole potevano essere riaperte già d’agosto. Oppure l’avevano detto? Beh, comunque c’è un dettaglio che gli oppositori di questo governo, e non parlo solamente di esponenti politici, non menzionano; la scuola, come ogni servizio pubblico, è stata soggetta alle famose privatizzazioni selvagge.

Forse qualcuno si ricorda questo termine? Purtroppo non solo la riforma Gelmini, hanno condotto questo fiore all’occhiello dell’educazione (teorica) a divenire insufficiente, comparato con altri Stati europei. A dire il vero le due ultime riforme scolastiche, Gelmini e Giannini, hanno solamente peggiorato una situazione già esistente. È vero comunque che la riforma Gelmini è stata la peggiore, in quanto favoreggiamento dell’educazione privata, anziché pubblica. Le cattedre vuote sono anche un regalo di questa pessima riforma. Strano che l’allora ministro della gioventù, Giorgia Meloni, si dimentica questo dettaglio.

È proprio l’istruzione, una tra le tante(!) cose, per cui riceviamo le famose letterine da Bruxelles. Sono circa 150 le procedure d’infrazione aperte ogni anno, nei nostri confronti. Quando l’Unione Europea ci ammonisce di fare le dovute riforme, il regolarizzare i precari della scuola, è una di quelle e non certo l’ultima per importanza, anzi! Per ora ogni governo si era altamente infischiato delle letterine di Moscovici e Jean-Claude Juncker, tranne questo. Incredibilmente proprio il governo a maggioranza Movimento 5 Stelle, è accondiscendente con le regole dell’Unione Europea. Anzi, collabora fortemente ed efficacemente alle migliorie ed efficienza dei trattati. Ma questo è un altro argomento, di cui vi parlerò tra breve. Lo prometto!

Torniamo alla scuola e il favorire la cosiddetta autonomia scolastica. Non voglio certo annoiarvi con orari scolastici e progetti individuali degli istituti. Questo sarebbe il lato positivo, se per i progetti individuali ci fossero le risorse. In effetti i soldi ci sono solo negli istituti privati, dove non mancano gli insegnanti di sostegno e il precariato è meno dolente. Chi sa perché? Chi sa perché qualcuno che ha un figlio con difficoltà d’apprendimento, oggi deve rivolgersi agli istituti privati. La scuola, come fu pensata dai padri fondatori della Repubblica e (guarda un po’), anche dai fondatori dell’Unione Europea, dev’essere universale. Istruzione per tutti.

L’istruzione, come la sanità, sono due “infrastrutture sociali” che differenziano uno Stato Sociale dalle dittature. Il concetto di economia sociale però sembra d’essere proprio sconosciuto in Italia. Qui abbiamo un’opposizione che ci obbliga ad abbassare le tasse, anziché far in maniera che queste vengono spese bene e soprattutto che tutti le pagano. Avete idea quanta istruzione e sanità ci potremmo permettere con 110 miliardi di tasse evase, ogni anno? Un altro motivo per mandarci letterine dal Belgio, l’evasione fiscale.

Arriviamo al dunque, altrimenti lo scopo di questo papiro andrebbe perso. È merito dell’Azzolina che la scuola, nonostante il Covid, funziona. Questo alla destra non piace. Non piace nemmeno ai sindacati, che come ogni anno, hanno mandato i loro soldatini di peltro in strada, per tornare al piombo citato sopra. Le dimostrazioni d’Ottobre infatti ci sono sempre state, sin dagli anni sessanta. Ogni anno lo dimentichiamo però. Ogni anno restiamo di stucco, se professori e studenti protestano contro il governo, contro il precariato, contro i tagli all’istruzione, ecc. L’unica cosa che non è come ogni anno è la pandemia. Però hanno veramente torto questi studenti? Hanno torto gli insegnanti precari a protestare contro il loro essere ritenuti costantemente “determinati” anziché determinanti per lo sviluppo della futura società?

No, certamente non hanno torto, come non hanno torto le bidelle e i direttori scolastici. È proprio il loro merito se oggi, nonostante la pandemia, la scuola italiana va avanti, istruisce e cerca di dare quel sostegno etico, morale e culturale, che altrove sembra di mancare. Hanno tutto il diritto di protestare per la scuola, l’università e la ricerca scientifica universitaria. Ve lo vorrei ricordare: Lo sviluppo economico sostanziale si fonda sull’istruzione e la ricerca scientifica! Esattamente quei due settori che hanno subito i maggiori tagli, anche inflitti dall’austerity e da un errato comprendimento dei processi macroeconomici. In Italia la maestra e il maestro sono visti come esseri parassitari, pagati dalle tasse di tutti e che inoltre fanno 3 mesi di ferie all’anno. All’estero un insegnante è pagato bene e viene rispettato per essere il mattone sul quale si fonda la società civile ed economica. Paese che vai usanza che trovi. Sì certo, comunque dal punto di vista economico ed universitario, preferirei un sistema scandinavo anziché italiano e comunque i tagli degli ultimi 40 anni non si lasciano cancellare con una pioggia di soldi, gettati dall’elicottero, per citare le voci keynesiane.

Torniamo alla scuola universale. Significa che non importa chi sei, che colore ha la tua pelle, cosa c’è scritto sulla tua carta d’identità e se sei uno sportivo o zoppo, l’istruzione che vuoi, la devi poter raggiungere, secondo il tuo talento, le tue capacità e secondo la tua volontà e non secondo il tuo taccuino. Non deve importare se a scuola ci vai col scuolabus oppure con il SUV Maserati di papi. Anzi, non è accettabile che un bimbo non può andare a scuola perché i mezzi pubblici non sono all’altezza di affrontare questa situazione. Non accetto il fatto che paesi con migliaia di cittadini siano tagliati fuori dalla rete infrastrutturale del paese. Non sono disposta a votare governatori di regione, che hanno fatto sparire i mezzi di connettività condivisa locali. Cosa ho scritto? Sì signori! I mezzi pubblici locali, tagliati dalle signorie dei feudi regionali e non di certo dalle scuole. Alla fine comunque ci rimettono le famiglie, gli insegnanti, le bidelle e ovviamente le future generazioni. In Italia si rinuncia all’istruzione, anziché alla propria auto. In Italia non si investe in mezzi pubblici, tanto tutti hanno la macchina, no?

Scriviamo l’anno 1905, a Verona c’era la tranvia che collegava la periferia e la montagna con la città. Allora il poveruomo della campagna andava in città a lavorare e il bambino meritevole poteva fare il liceo. Oggi, hai la macchina, ma ti manca la cultura!

2 Risposte a “Rata d’infezione COVID 0,08% – Lucia Azzolina e la Scuola ingrata”

  1. Fotografia di ciò che è diventata l Italia… Il rammarico di chi si sta svegliando è che vogliono che qualcuno al posto loro debba risolvere con la bacchetta magica del mago otelma.. E per.. coloro che solo ora consapevolmente o inconsapevolmente si accorgono che la, situazione è questa… Ed invece di prenderne atto cosa fanno..???? Ne prendono atto tra una chiacchiera di bar o un post di f. B…… Per poi non assumersi nessuna responsabilità attiva….

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