Serenamente si spara a tutto quello che si muove. Mi trovo in Veneto, qui l’arte venatoria, ossia la caccia alla selvaggina, è di casa. Orde di cacciatori si riversano in campi, sottoboschi e prati di montagna. Qualsiasi posto non sia recintato, diventa il loro campo di battaglia. Con questo non dico che non mangio cervo, cinghiale o capriolo, anzi. Oggigiorno questi animali vengono allevati per poter accontentare il fabbisogno di commercio e ristorazione. Quindi la caccia diventa anacronistica, se la si motiva con l’esigenza del cibarsi di cacciagione.
Ovviamente in una natura dove l’umano ormai ha invaso qualsiasi spazio, la caccia svolge un compito regolatorio e questo è certamente un dato di fatto, ne prendo atto. Le miriadi di cacciatori guerriglieri, che si riversano nelle campagne ogni fine settimana però, non mi sembrano intenzionati puramente a svolgere questo compito ed è questo infatti il punto su cui voglio farvi riflettere. Già il fatto sanguineo di voler entrare in competizione con “la bestia” per ucciderla, (vilmente alle spalle!), a me appare tutt’altro che nobile, ma questo è un giudizio personale. Sapete quanti sono i possessori di porto d’armi per l’uso ludico, se così lo si vuole chiamare? All’incirca 750’000, i permessi venatori sono (solo) circa 600’000. Certamente tanti sono coloro che usano l’arma solo per il tiro al piattello, altri sostengono di cacciare esclusivamente in riserva oppure all’estero. Questo spiega, in parte, la discrepanza. Comunque il scarso milione di possessori d’armi, se contiamo anche forze dell’ordine e militari, sono un notevole bacino di voti, no? Ed infatti partiti come Lega e Fratelli d’Italia, nonché Forza Italia coccolano le associazioni venatorie a fior di quattrini, anche pubblici. Per chi volesse querelarmi, prego, ma prima di mettere mano al portafogli e al cellulare, ovvero prima di chiamare l’avvocato, invito caldamente a rifletterci e fare una semplice piccola ricerca in internet. Ad esempio potremmo trovare questo: Decreto legislativo 104 del 10 agosto 2018, con il quale l’Italia accetta e amplia la direttiva europea 853/2017 rendendo meno limitativa la normativa sul possesso di armi legalmente detenute.
• aumento da 6 a 12 delle armi sportive detenibili.
• aumento a 10 per le armi lunghe e a 20 per le armi corte, dei colpi consentiti nei caricatori (oggi limitati rispettivamente a 5 e 15).
• invio della denuncia di detenzione a Carabinieri o alla Questura anche tramite mail, da un portale certificato.
• nessun obbligo di avvisare i propri conviventi del possesso di armi.
• estensione della categoria di “tiratori sportivi”, ossia coloro autorizzati a comprare armi come Kalashnikov e Ar 15. Potranno essere inseriti sia gli iscritti alle Federazioni del Coni che quelli iscritti alle sezioni del Tiro a Segno Nazionale, sia gli appartenenti alle associazioni dilettantistiche affiliate al Coni, nonché gli iscritti ai campi di tiro e ai poligoni privati.
Chi si è battuto per introdurre questa porcata? La Lega di Salvini e, come se non potessero mancare, i Fratelli Meloni, che a botte di mozioni l’avevano fatta passare ancora con il governo Gentiloni! Con questa norma il diritto(!) di caccia diviene di fatto molto più espansivo che altrove in Europa, dove l’attività venatoria è fortemente regolamentata. Straordinario è il fatto che la Regione Veneto finanzia con soldi pubblici(!!!) le diverse associazioni venatorie sul territorio. Difatti nel 2018 erano 350.000 euro, nel 2019: 250.000 euro e nel 2020 300.000, con coronavirus o meno. Quasi un milione di euro in tre anni, carte alla mano. Solo l’ACV, Associazione Cacciatori Veneti, nel 2018 ha ricevuto circa 64.000 euro dalla Regione Veneto e anche questo è un fatto. Sull’argomento di cui Salvini aveva fatto un cavallo di battaglia nel governo Conte 1, ovvero il voler rendere più semplice l’acceso alle armi da fuoco per la difesa personale, non voglio nemmeno esprimermi in questo articolo. Certamente tornerò sull’argomento, lo prometto, visto la materia scottante e i coinvolgimenti loschi della Lega con la lobby bellica.
Beh, ok, 74% dei Veneti hanno votato la Lega di Salvini, anzi di Zaia, ma fa lo stesso. Questo significa che loro sono d’accordo con un presunto voto di scambio, oppure vi pare un caso che i cacciatori votano Lega e Fratelli d’Italia? Comunque vorrei farvi riflettere su un altro punto e in tempi di COVID non è affatto trascurabile. Mi domando se è mai possibile che tutti noi dobbiamo rinunciare a cene, pranzi in famiglia ecc. ma i cacciatori possono proseguire serenamente con la loro attività ludica? Tutto questo senza il minimo distanziamento, senza mascherine e senza riguardo delle regole di contenimento del virus. Non venitemi a raccontare quella sull’orso, come si dice in Veneto, per vostra sfortuna, vi ho visti stamattina. Eravate in tanti e non c’era nessuno che portava la mascherina. L’ENPA, Ente Nazionale Protezione Animali in un esposto si rivolge direttamente al Ministro della Salute Roberto Speranza, per chiedere la sospensione immediata della caccia, già vietata nelle zone rosse e arancioni, anche per le zone gialle. Citato dell’ENPA: “In un momento così complesso per il Paese, in cui a tutti viene chiesto senso di responsabilità e sacrificio in nome della tutela della salute pubblica, riteniamo che questo tipo di attività, che tra l’altro non rientra nello stato di necessità, non debba essere consentita”. Lo penso anch’io, tutti facciamo sacrifici, tranne quelli che hanno i potenti alle loro spalle?
Infine vorrei fare una domanda, anzi mi viene un dubbio. Visto che i nostri 5 cani hanno tutti paura del rumore degli spari, rifuggendosi chi in doccia, chi sotto al letto, cosa succede con quei soggetti, allevati per i cacciatori, ma che poi si rivelano non idonei? Volete veramente dirmi che tutti i Bracchi, Bassotti, Setter, anziché Deutsch Drahthaar non dimostrano alcun timore verso il rumore assordante dei fucili? Penso che nel migliore dei casi, sono quei poveri cani che vengono ritrovati a vagare in giro per le campagne e che così trovano un nuovo padroncino, non idoneo alla caccia quanto lui. Cani giovani destinati al randagismo, alla vita in canile o, nel peggiore dei casi però, come facevano una volta: “ghe tiro na s’scioppettà”, traduco: ci sparano!
Il caso che dimostra quanto accondiscendenti sono i leghisti con la lobby dell’arma da fuoco, è la famosa proposta di legge 451 del Veneto che cita: Riduzione della superficie del Parco Nazionale Della Lessinia. Avanzata dai consiglieri regionali della Lega (ovvio): Alessandro Montagnoli, Enrico Corsi e Stefano Valdegamberi. La proposta è stata motivata col voler garantire una fruizione meno burocratizzata dei territori a vocazione agricola. Per la loro conformazione morfologica, si tratta infatti delle aree con la minore vocazione agricola di tutta la Lessinia. Inoltre nei boschi dei vaj trovano rifugio svariate specie di animali selvatici, tra cui appunto il cinghiale, che stando ai promotori, provoca danni a giardini e coltivazioni. Zaia si vide travolto da uno tsunami di contestatori alla proposta di legge. Da associazioni ambientalistiche a speleologi, ma anche semplici cittadini, allarmati dai folli piani leghisti. Per fortuna l’assessore del PD del Veneto, Andrea Zanoni, prese l’iniziativa e coinvolgendo il Movimento 5 Stelle, mobilizzò 10’000 persone per la marcia contro la proposta di legge. Al governatore non restò che ritirare la proposta, che prevedeva la riduzione del perimetro del Parco Nazionale di ben 20% e il suo netto taglio a metà, escludendo tra l’altro la Spluga Preta, una delle grotte più profonde d’Italia e meraviglia speleologica su scala mondiale. Al momento si apre il dibattito sull’inclusione di tutto il Parco Naturale Della Lessinia nei Patrimoni UNESCO. Tra l’altro uno dei pochi polmoni verdi della Val Padana ancora intatto, che al suo interno conserva chicche ambientalistiche, di cultura tradizionale, architettoniche e storiche di straordinaria bellezza.
Comunque, dopo questo lungo articolo, voglio tornare al nostro argomento, i cani spaventati dai cacciatori o meglio, le regole COVID che valgono sempre solo per gli altri. Forse questa straordinaria situazione ci porterà finalmente a crescere, anche spiritualmente ed andare oltre agli stereotipi. Oltre agricoltura di massa, monoculture, concessioni edili per l’ennesimo centro commerciale o capannone industriale. Un ritrovarsi integri nell’ambiente del quale siamo ospiti a tempo determinato ed esserne riconoscenti. Forse dovremmo accettare il fatto che ogni tanto si deve chiudere tutto. Come l’inverno porta il letargo, essere consapevoli che questa è solo una piccola morte temporanea, la quale porta in se il germe della rinascita. Così i nostri cani potranno godersi la domenica autunnale in pace, senza aver paura dei rimbombi dei fucili in lontananza. La natura eventualmente, col tempo ci perdonerà e magari, se abbiamo tanta fortuna, ma proprio tanta, ci grazierà con caprioli o cinghiali nella rugiada mattutina, avvistati dalla finestra della propria camera da letto.