La responsabilità di Confindustria

Si continua a soffiare sul fuoco, fascisti, negazionisti, minimizzatori (come Zangrillo), esercenti, artigiani, baristi, tutti in strada a protestare. Pare che il nemico sia il nuovo DPCM, anziché il COVID. “Ci faranno morire di fame”, così il coro dei manifestanti.

Di buoni e cattivi esempi ne abbiamo visti tanti. Vorrei cominciare con gli esempi positivi, i teatri, cinema, sale concerti, gli operatori del settore artistico. Loro hanno fatto di tutto per poter proseguire a dare una guida culturale e sostegno morale a questo paese. Attori e musicisti, che dopo lo spettacolo, scendevano, loro stessi, dal palco per disinfettare i posti a sedere ed igienizzare l’ambiente. Purtroppo non è bastato, loro sono stati i primi a dover chiudere. Proprio in un momento nel quale abbiamo bisogno del loro aiuto, della distrazione allegra e spesso rivelatoria, che solo loro ci sanno regalare.

Peccato che i cattivi esempi prevalgono ampiamente però. Chi non si ricorda degli sfascisti della destra irresponsabile, che riempiva le piazze durante l’estate? Oppure l’evento con la senatrice Cunial, i negazionisti attorno ai giubbotti arancioni, i casini al Circo Massimo di CasaPound e Forza Nuova, potrei proseguire per tanto ancora, facendo una lista della spesa che farebbe impallidire anche il senatore Salvini. Ennesimo cattivo esempio.

Però, anziché scrivere un articolo troppo populista, vorrei fare luce su quei cattivi esempi, che durante la prima ondata del virus, si opposero alla chiusura della Val Seriana. Lo trovo altamente preoccupante, che proprio il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ieri diceva di non comprendere in quale direzione si dovesse andare, che lui non comprende le decisioni del governo. Giorgia Meloni, populisticamente, parla di governo che naviga a vista, usando proprio l’allegoria di Bonomi, cosa che non mi meraviglia affatto. Lei dimostra sempre di essere un opportunista politico. Lei fa sciacallaggio, agitando le masse per puro tornaconto personale.

Torniamo alle responsabilità di Confindustria, quell’organizzazione che rappresenta circa il 19% del PIL, se includiamo anche le piccole realtà industriali, che non sono coperte da essa. Vi ricordate quando girava il video di “Bergamo is running”, appoggiato dal sindaco del PD, Giorgio Gori? Si scriveva la data del 28 Febbraio 2020, i decessi salivano spaventosamente, la Val Seriana produceva nonostante tutto e Confindustria ha fatto una pessima figura.

Può essere che Carlo Bonomi non comprende ancora la gravità della situazione? Lo sa il Signore a capo degli industriali, e con questo della più forte lobby in Italia, che senza la salute di tutti, le produzioni industriali cesseranno inesorabilmente? Sì lo sa, ma non ne vuole parlare, onde risparmiare le polemiche all’interno della sua organizzazione, che non aspetta nient’altro che la prossima possibilità di licenziamenti, fermi da mesi. Gli imprenditori hanno dei buoni argomenti, tipo la concorrenzialità, il ricambio generazionale, l’adeguamento del proprio organico alle nuove tecnologie e quant’altro. Mi viene in mente, che qualcuno potrebbe volere un ricambio generazionale biologico, intanto dobbiamo morire tutti, ma non voglio essere così maliziosa.

Torniamo ai grafici, visto che agli economisti piacciono molto. Questi dati statistici rappresentati con un grafico excel, che mostrano la realtà crudelmente, in maniera fredda ed indiscutibile. Pensavate che la pandemia è passata, vero? Via le mascherine, tutti fuori, via in piazza contro le restrizioni inutili del ”Governo della Vergogna”, come scrivono gli sfascisti su Twitter. Purtroppo i grafici dimostrano tutt’altro e le tabelline excel sono in controtendenza. Le statistiche, se Bonomi le volesse leggere, fanno capire immediatamente qual’è la realtà.

Avete studiato il grafico PowerPoint? Lo capite adesso perché il sottosegretario Sileri, Fratoianni, Spadafora e tanti altri, dicono che le misure espresse nel DPCM non sono sufficienti per fermare la circolazione del virus?

Salvini, non l’ha capito, lui dice che le restrizioni sono una vergogna. Se la situazione non fosse così grave, verrebbe quasi da ridere, però questo ci fa capire quanto vicina è la Lega di Salvini a Confindustria, agli industriali e quindi alle lobby, altroché sovranisti. D’altronde anche il fascismo 90 anni fa era molto legato all’industria. Non è cambiato molto tutto sommato. Confindustria fu fondata nel 1910, quindi non da Mussolini. Nel 1919 la sede dell’organizzazione si spostava a Roma, per essere un argine contro i sindacati, così almeno le ragioni dell’epoca. Nel 1925, la stessa organizzazione degli industriali riconobbe solo ancora i sindacati fascisti come interlocutori. Il fascismo fece breccia soprattutto nelle fabbriche del Nord, tra gli operai e le fasce meno abbienti. Esattamente quel bacino di elettorato tutt’oggi prevalentemente di (estrema) destra, chi l’avrebbe mai pensato, eh? E invece la sinistra sindacale, dei diritti, del progresso e dell’emancipazione, negli anni venti proprio non seppe cogliere il momento. Esattamente come oggi, infondo, o come volete chiamare Fratelli d’Italia e Lega? Centrodestra, no di certo. Ecco perché Silvio continua a smarcharsi dai suoi alleati, dicendo di rappresentare la destra responsabile.

Anche noi vorremmo una destra responsabile, che anziché critiche ed insulti, fa delle proposte.

Quanto ci erano piaciute quelle industrie che anziché Supercar cominciarono a produrre respiratori automatici per i reparti di rianimazione, arrivati al limite massimo della loro capacità e in completo affanno, sia di hardware come anche di personale. Come eravamo orgogliosi di quelle aziende che anziché pantaloni e gonne da prêt-à-porter, si misero a produrre mascherine chirurgiche. Non sono questi gli esempi che ci faranno sopravvivere tutti e magari dimostrare chi veramente sono gli italiani? Non è la responsabilità di Confindustria di avere delle visioni e contribuire a portare avanti un idea di un futuro diverso? Un futuro nel quale innovazione e progresso industriale è inconfutabilmente legato allo sviluppo dell’individuo e quindi di tutta la società, oltreché essere ad impatto zero o pressoché zero per ambiente e clima .

Mi domando, Signor Bonomi, dove sono le proposte di Confindustria in merito all’integrazione di vita privata e lavoro? Asili nido aziendali, centri della gioventù per il doposcuola, centri di ricreazione per i pensionati, scuole di equitazione, schacchi, corsi per la gestione di social media, ecc. Tutte quelle cose che in Svizzera, Svezia e Canada, sono già realtà all’interno delle aziende? La domando, Signor Bonomi, qual’è la sua visione di futuro, dopo la crisi sanitaria ed economica? O devo presumere che lei non dispone della facoltà creativa e visionaria, tipica delle aziende italiane?

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