La Bestia e i suoi simili – click si cambia strategia

Articolo del 6 giugno 2020, pubblicato sulla pagina di àStiO in Piccole Dosi di Facebook.

Immaginiamo che siamo su una live di Facebook, magari ascoltando proprio un nostro beniamino, su argomenti che ci stanno a cuore, tipo economia, filosofia, musica, ecc. Purtroppo il nostro occhio non può non leggere quei stupidi commenti, scritti magari in un Italiano pencolante, orfano di interpunzione, vocabolario, ortografia e grammatica. Un linguaggio che si esprime a stento confondendo ovviamente congiuntivo con condizionale e magari facendo liste di esempi. Avete presente quelle frasi che appaiono come una corsa per cavalli purosangue? Un bel Derby di 4000 metri, senza virgola, ne punto e con la concordanza verbale a caso. Frasi che quando arrivi in fondo, non solo non comprendi minimamente il senso, ma anzi resti senza fiato, rimanendo in apnea per secondi, prima di renderti conto che è finalmente finita. Ecco, vi sembrerà strano, ma questo genere di distrazioni sono proprio quelle perpetrate da La Bestia. Questa ingegnosa macchina propagandistica di cui Steve Bannon è il promotore.

Vi avevo già parlato dell’indagine di Giorgio Mottola per Report del giornalista Sigfrido Ranucci e volevo approfondire questo argomento, introducendovi in una delle tante tecniche di manipolazione di massa. Stasera volevo parlarvi della distrazione mediatica, di come viene distolta la nostra attenzione da un argomento, focalizzando su un altro. Poco conta se questo “altro argomento” è una bufala, una balla bella e buona, la facciamo rimbalzare così spesso che nell’occhio dello spettatore o lettore, diventa una verità. Parlo del qualunquismo, racchiuso in quelle frasi buonsensiste alla Porro, che mettono in paragone cose che assolutamente non c’entrano nulla una con l’altra. Per le menti meno sottili, la frase di solito comincia con “sì e allora gli altri?”, avete presente il “e allora il PD?” Frasi che portano allo stesso livello una Karola Rackete con gli scafisti libici, oppure un assembramento di migliaia di nostalgici dell’estrema destra con un paio di appassionati dell’Associazione Partigiani, al 25 Aprile.

Certamente tutti vi ricordate il ritornello di “Parlateci di Bibbiano” oppure il continuo ripetere di “Basta No” nei confronti dei grillini e non solo dai contraenti leghisti, ma semplicemente da tutti, inclusi i movimenti più estremi, ma su quelli ritornerò. La tecnica è quella di individuare un punto debole nell’agenda politica dell’avversario, un passo sbagliato, ed inferire esattamente in quel punto, soprattutto tramite i mass-media. Suppongo che le famose magliette del “Parlateci di Bibbiano” erano concordate con chi ha in mano i media ed inquadra la scena al Parlamento. Così gli screenshot-TV andavano prima sui giornali e quindi rimbalzavano sui social, da dove tornavano per un altro spin (vortice) sui media di massa. Il cerchio si chiude e diventa una spirale, una spirale di notizie negative.

Questo per l’infarinatura generale. Torniamo alla nostra live e i nostri sensi, confusi dai troll, che praticano tecniche distrattive proprio durante una diretta Facebook, che vorremmo seguire indisturbati. L’invasione dei troll nelle dirette, è in effetti un problema di cui Facebook si era accorto da tempo e magari avete notato che lo spazio per leggere e commentare, (almeno sul PC), diventa sempre più piccolo. Questa misura il grande social media l’ha copiata da YouTube, dove lo spazio è già minimo da sempre. Comprensibilmente il colosso di Menlo Park, che capitalizza le funzionalità del social network soprattutto tramite le pagine sponsorizzate, ha dovuto porre rimedio ai tanti reclami dei clienti, disturbati appunto da queste intromissioni sgradite. Il risultato è che l’interazione possibile tra oratore e spettatore diventa sempre più esigua. Ultimamente è stata introdotta un nuovo software per lanciare le live, dalla quale il leggere i commenti in diretta diventa ancora più difficile. Certo questo dovrebbe aiutare a restare sul pezzo, senza distrazioni, ma allontana lo spettatore dall’oratore e fa venire meno quell’esperienza interattiva delle live-streaming di un social media. Facebook sempre meno sociale. Concludendo, se non posso leggere i commenti dei troll, allora non ci sono? Quasi e vi spiego il perché.

I troll vivono della nostra attenzione, quindi dalle distrazioni continue che cercano di provocare, se togliamo loro la possibilità d’interazione, resteranno inosservati e guardate un po’, esattamente questa tecnica viene adottata proprio da Salvini, Meloni e tutti quelli che usano la macchina di propaganda di Bannon. Quindi se uno di noi seguisse una live degli appena citati e si comportasse da troll, forse ci sarebbero interazioni con gli utenti, ma chi lancia le live, non vi osserverà minimamente. In pratica il nostro commento svanisce nel nulla.

Allora Tanja perché i troll di Salvini e Meloni sono così inferociti sulle nostre pagine? Vi ho già raccontato il compito “squadrista” dei social Media Manager e l’esercito di fan che hanno al seguito. C’è chi attira le masse ad esempio la Meloni, chi le organizza, ovvero il social media manager e la massa gregaria che segue le indicazioni subliminali. Non è forse esattamente quello che hanno imparato, seguendo il “Vinci-Salvini” e i “Gattini per Salvini”? Perché Salvini seleziona il pubblico da raggiungere dai 13 anni in su, come abbiamo visto da un indagine di Milena Gabanelli? Cosa ci fa su TikTok, il social cinese che attrae soprattutto il pubblico più giovane? Parlando di squadrismo però bisognerebbe capire cos’è. Il fenomeno che ha potuto emergere dalla Grande Guerra e fu assorbito dal fascismo. Mussolini lo adottò come forza trainante della propria affermazione e se da un lato gli squadroni indignavano ed intimorivano, dall’altra trovavano anche tantissimo appoggio. Non voglio farvi leggere troppo, chi vuole s’informi su Wikipedia, a noi basta sapere che da allora non è cambiato molto e i camerati oggi si trovano in rete. Eccola, questa è la connessione, la combinazione magica tra camerati e social media. Che evoluzione! I social network, reti sociali per l’appunto, mettono in contatto il grande guru con una massa di adepti, curiosi a far parte del grande segreto, l’illuminismo degli iniziati nell’era di internet. La rete e i social fungono da catalizzatore per le tecniche di manipolazione di massa, i like vengono comprati e le condivisioni avvengono tramite dei bot (robot), ovvero persone virtuali, create in automatico tramite dei software e utilizzati per attrarre i consumatori, appunto i nostri camerati. Questo è quello che Francesco Arata, Luca Morisi e Tommaso Longobardi hanno imparato dal loro guru, Steve Bannon e che adottano per la propaganda di Salvini e Meloni. In pratica hanno imparato un mestiere, un arte e la vendono al miglior offerente. L’arte del “sovranismo”, non è nient’altro che il nazionalismo estremo, mascherato e modernizzato. I loro followers internauti li potremmo paragonare a niente meno di una nuova generazione di irredentisti. Ovviamente se si dice una cosa del genere ad un troll, difficilmente ne comprenderebbe la sostanza. Sono abbastanza sicura che anche nelle vostre conoscenze ci saranno tanti che pensano di essere l’anti-sistema, senza rendersi conto d’essere già caduti nella trappola dei pifferai magici, che trovano ad esempio su Byoblu. I canali, Messenger, Telegram, anziché YouTube, che offrono un informazione alternativa al mainstream, elaborati veramente bene anche tecnologicamente. E forse è proprio questo che dovrebbe fare insospettire.

Torniamo però alla domanda iniziale, perché questi troll sono così imbestialiti? Perché scrivono a fiume, sono agitati, appaiano scossi, quasi come drogati? E se lo sono? L’ascoltare e vedere determinati video particolari, con quella voce suadente, gli effetti audio e video professionali, quasi da cinema, provoca un’emissione di endorfine, delle quali il follower non potrà far a meno. Quindi prima si crea un gruppo, poi lo si differenzia, rendendolo detentore di una conoscenza “segreta” ed infine lo si contrappone contro gli altri. Questo crea tensione, angoscia, ansia e soprattutto invidia. Eccoci ad un passo prima dell’odio e adesso immaginate che un Salvini qualsiasi dicesse una cosa come “gabbia di Plexiglass per bambini”.

Arrivati fin qui, ci resta solo una cosa da capire, come possiamo difenderci da questi drogati d’odio? Non pensate che vi ascolteranno, se cercate di persuaderli con buonsenso e conoscenza, non vi daranno retta semplicemente perché questo non provoca quella doccia di ormoni della quale hanno bisogno. Sarebbe come dire ad un eroinomane che per star tranquilli e sereni basterebbe rilassarsi, magari leggendo un libro. Quindi non rispondete nelle chat delle live, non avrebbe senso e anzi siete proprio voi la loro droga, siete voi che fate rilasciare dopamina ed endorfina dall’adenoipofisi dei troll. Se volete mettere fine a tutto questo su Facebook, e godervi la live serenamente, semplicemente cliccate sul commento del troll, poi su trovare assistenza, segnala per spam e blocca il squadrista – CLICK!

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