I femminielli, sul valore della diversità

È il 4 novembre 2021 ed era appena stata affossata la legge Zan sulla trans-omofobia. Stefano Massini su La7 ci chiede di divulgare la storia dimenticata di San Domino. La storia di un isola dell’arcipelago delle Tremiti, in provincia di Foggia, oggi noto per il turismo e gli alberghi alloggiati esattamente dove 86 anni fa furono confinati i “femminielli”. Però vorrei andare oltre al commovente pezzo di Stefano sul confino degli omosessuali. Voglio raccontarvi cos’è il valore della diversità.

L’isola dei femminielli – il racconto di Stefano Massini

Potrei semplicemente includere il video di Stefano, condividere il mio articolo sui social, aspettare che mettiate i vostri like e ornare il mio ego con meriti che non sono i miei. Già sapete che non è così che funziona sul mio blog. Il video lo includo ovviamente, come è ovvio che racconterò la storia di San Domino con le mie parole e seguendo il filone dell’autore, scrittore e drammaturgo. Massini, noto per la trasmissione Piazza Pulita, è un giovane intellettuale fiorentino. Uno a cui piace ricercare tra i libri di storia le storie più inverosimili per tessere una pièce di teatro che lascia il segno. Una delle tante è la storia dei femminielli di San Domino. Confinati sì, ma liberi di essere diversi.

Torniamo ai femminielli, valore di diversità oppure una beffa che dura da 80 anni?

Non è indegno come vennero denominati i gay? Domandiamoci chi è il discriminato, i gay ai quali si dà un nomignolo del genere oppure le femmine, ossia il genere femminile, che in questo modo viene contrassegnato “sesso debole”, non all’altezza, quindi indegno. Allora meglio il nome tecnico che il fascismo diede agli omosessuali, i pederasti. Ovvero i tali che si legano sentimentalmente ad un “maschio” di età inferiore, poco più di un bambino, come fu usanza nell’antica Grecia. La vulgata ci fa percepire una semplice cosa: Gay = pedofili, con distinti saluti da Pillon e Meluzzi. Orrendo, veramente orrendo come il fascismo usò le parole.

Però i soldi fanno comodo!

Eppure quando si tratta di “valore” praticamente tutte le città ritengono che i cosiddetti femminielli in vacanza vanno più che bene. Infatti isole come Ibiza, piuttosto che Corfù fanno a gara per accaparrarsi gli abbienti turisti LGBT. Esistono delle mappe che indicano quali paesi sono sicuri per la clientela suddetta. Chiaramente non essere indicati come una città green in tal senso, è spregiativo e per i sindaci un punto da migliorare assolutamente. Non è così per Verona. La città laboratorio dell’ultradestra oscurantista si vanta di aver ricevuto il bollino rosso dalla comunità LGBT internazionale, l’Arcigay, alla pari di posti dove vige la sharia. Complimenti, complimenti veramente. Complimenti ai “butei” per le aggressioni alle coppie gay, mi domando se sono gli stessi “ragazzi” che uccidono le donne per gelosia o per rancore.

Pensate, è dal 1996 che Verona dovrebbe adeguarsi, almeno alle norme vigenti, con piani di attuazione per la messa in pratica delle regole tramite le forze dell’ordine e l’amministrazione, ma? Nulla, né Tosi né l’attuale sindaco, amico dei butei dell’Hellas Verona, Federico Sboarina, hanno fatto alcunché. Eppure le ammonizioni da parte della Corte Europea per i diritti dell’uomo arrivano puntuali. Intanto la comunità LGBT veronese aspetta speranzosa, che uno dei luoghi più importanti per il turismo italiano adotti finalmente delle misure consone per la sicurezza di tutti, uomini, donne e bambini. Verona = Lago di Garda, città dell’opera all’Arena en plein air, città di Giulietta e Romeo, (che belle le favole), i monti Lessini e la Valpolicella. Verona la città che non protegge le minoranze.

Dans le top 3, on retrouve La Norvège, la Finlande et la Belgique, suivis de l’Allemagne, en 4e positon. La Suisse arrive 8e.
In quale paese bisogna andare a lavorare se si appartiene alla comunità LGBT?

San Domino è ovunque in Italia e non solo per i gay

Come ci spiega Stefano Massini, al confino i gay erano senza servizi igienici, con poco cibo, rinchiusi come bestie eppure erano liberi di essere come sono, senza doversi nascondere. Tra il 1936 ed il 1940 circa 300 omosessuali furono inviati al confino. Chi per 3 anni, chi per 5, tanti altri furono confinati a casa, agli arresti domiciliari. Chi fu inviato a San Domino e chi su Lampedusa, nonché Ustica. Non gran numeri, poca roba in confronto ai 15’000 gay internati nei KZ nazisti, di cui solo 4’000 tornarono a casa. Parlo di gay, le donne lesbiche non vennero “trattate” e non dico che non furono discriminate, anzi, perseguitate, violentate e piegate.

Nel 1939 a San Domino c’erano ancora circa 60 omosessuali confinati. 60 uomini che pur vivendo in condizioni esasperate, si erano sistemati, arrangiandosi con quanto trovavano per vivere. 60 persone libere da pregiudizi, dalle botte dei fasci e liberi di vivere la propria sessualità come volevano.

Quando furono liberati piansero

Piangevano al pensiero di dover tornare alle vessazioni che comportava la vita in un paese bigotto, omofobo, ipocrita e oltranzista. Un paese nel quale la loro diversità non veniva vista come un arricchimento della società, ma una minaccia. Vivere in un paesello dove tutti ti indicano con l’indice alzato è difficile. Qualcuno questa difficolta non l’ha voluta affrontare, qualcuno allora si tolse la vita.

I femminelli, sul valore della diversità

Salto nel tempo

Nel 1940 San Domino venne sgomberata, gli omossessuali caricati su una nave, portati via e l’isola semplicemente dimenticata. La cosa buffa è che San Nicola, giusto un paio di chilometri più avanti, viene ricordata tutt’oggi. Chiaro, era l’isola del confino di Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica più amato da sempre. Non è così per San Domino, dove al posto dei gay confinanti in casermoni di cemento senza luce ne acqua potabile sono subentrati gli albergatori. Al posto della memoria di una pagina bruttissima della nostra storia comune è subentrato l’oscurantismo tipico dell’attitudine latina, machista e tradizionalista. Come se la memoria stessa viene preclusa a chi è diverso.

Oggi il confino degli omossessuali, transgender, nonché lesbiche avviene ovunque. C’è gente confinata dappertutto dove non si ricorda San Dominio e il passato non viene elaborato per evitare che possa accadere ancora. Persone che si vedono costrette a vivere all’oscuro, ai confini della società, per non incombere in discriminazioni. Aprire la mente significa anche comprendere la sofferenza di 60 uomini rimasti soli su un isolotto alle Tremiti, senza acqua, corrente e con poco cibo, allontanati dalla vista di tutti. Solo se comprendiamo la sofferenza di quella gente possiamo caprie chi tutt’oggi soffre, sentendosi confinato nella sua isolazione personale, perché non può vivere secondo la sua natura.

San Domino nelle professioni, femmine e femminielli come valore della diversità

Se per caso vi domandate perché ci sono così pochi calciatori gay, allora forse iniziate a comprendere. È vero circa il 2,7% della popolazione è LGBT, indistintamente se maschio o femmina. Circa il 0,9 percento ama sia uomini che donne. Questo indicano le statistiche. Di seguito non meravigliamoci, se ci sono pochi sportivi che dichiarano di avere un orientamento sessuale diverso. Però c’è un altro dato che deve far riflettere: perché un calciatore non può liberamente fare outing? Su cento calciatori ce ne dovrebbero essere almeno 3, no? E se questo vale per il calcio, fidatevi, non è diverso per commercialisti, meccanici o qualsiasi altra professione. Il essere “diverso” oggi, come ai tempi del Duce, è un problema.

E se anche le donne fossero diverse? Il tasso di occupazione femminile oggi è del 44%. Secondo i dati ISTAT del 2019, quindi non condizionati dal COVID, l’occupazione femminile è tra le più basse d’Europa. In Italia meno di una donna su due, in età lavorativa, è occupata. Quelle che lavorano guadagnano meno. Nel report ISTAT del 2018, si evince infatti come il gender pay gap, divario salariale che intercorre tra uomo e donna a parità di mansione, in Italia raggiunga il 15% medio, con picchi del 23% in posizioni dirigenziali. 

Una legge contro questa ingiustizia è stata varata solo poche settimane fa, come se il femminismo italiano non fosse mai esistito. Chiaramente non è solo il salario alla base del gender gap, ma soprattutto le opportunità impari, visto che le donne non hanno le medesime chance di salire la scala sociale. Possono lavorare il doppio, ma rimarranno sempre dietro ai colleghi uomini.

Il sacrificio delle donne o l’altra faccia della diversità

Non lo devo nemmeno evidenziare, ma ovviamente chi ci rimette di più per la pandemia sono le donne. Su 101mila posti di lavoro persi per la crisi Covid 99mila erano occupati da donne. Le donne sono sempre sacrificabili, lo erano durante il fascismo, che vietò de facto il lavoro femminile e chiaramente lo sono anche oggi. Quindi se già le donne sono discriminate, perché mai un gay dovrebbe esporsi, mettendo a rischio la propria posizione? Infatti non lo fa. Non in una società maschilista e sciovinista, dove per farsi valere si deve “sottomettere” il prossimo. Soprattutto se questo prossimo è un nostro collaboratore o una collaboratrice. Mica ti fai pestare i piedi da una donna o da un frocio, no?

Chi ci guadagna?

Per primo e questo è palese, se il lavoro di una certa categoria di persone vale meno, allora non solo lo si può pagare meno, ma si possono dare anche meno garanzie. Si possono negare diritti sul posto di lavoro, contributi, contratti a misura “famiglia”, con orari flessibili. Sono le donne infatti le lavoratrici senza contratti indeterminati. Sono loro le stagionali e le assunte part-time o con contratto a “somministrazione “. O non lo sapevate che i lavori stagionali sono perlopiù eseguiti dalle donne e le categorie protette? I femminielli fanno parte proprio delle categorie protette, altroché valore delle diversità!

Come vedete iniziamo a stilizzare una piramide del potere ed in cima, come non potrebbe essere diversamente, c’è il maschio alfa. Un signore di pelle e cappelli bianchi, con titolo di studio medio-alto, di buona famiglia, (altrimenti non poteva studiare), elettore del centrodestra, (anche senza centro) e ovviamente dirigente dell’azienda o del gruppo industriale che in questo gioco dei diritti negati esce sempre vincitore. Sì esattamente, anche nella discriminazione ci guadagna sempre lui e magari vorrebbe pure farsi eleggere Presidente della Repubblica, nonostante tutto.

I paesi con maggior crescita sono quelli che valorizzano il diverso!

E già, sono proprio i paesi con economia sociale quelli che hanno un alto tasso di crescita. Un’alta integrazione di migranti, donne, LGBT, anziani e giovani fa bene all’industria, fa bene all’innovazione e fa bene alle casse dello Stato. Integrazione significa più idee, più potenziale economico, più energia. La diversità moltiplica la creatività delle aziende. La diversità è semplicemente più PIL e meno debito pubblico, questo l’uomo bianco di prima non ve lo racconta perché non è nel suo interesse. Il progresso non può essere fatto solo dal 48,2% della popolazione, mentre il 51,8% lava, stira e cerca disperatamente un posto di lavoro tramite un’agenzia, nonché una cooperativa. Il 51,8% degli Italiani sta aspettando una Presidente della Repubblica che le rappresenti, oltreché garantire diritti LGBT e ricordare chi ha vissuto confinato per un motivo o l’altro.

È arrivato il momento di passare lo scettro a una donna!

Tanja (@con_la_J) | Twitter
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