Ciao 2020 e addio Novamatic

È stato un anno tosto, ne ho passate veramente tante. Anche senza Covid, sarebbe stato un anno da dimenticare. Comunque siamo arrivati quasi alla sua conclusione e per appagarmi e, lo ammetto, anche per farmi un regalo di Natale, mi sono comprata una nuova macchina da cucire. Una Brother Innov A16, tutta elettronica. Alla fine mi sono convinta di lasciare la mia vecchia compagna elvetica, di nome Novamatic NM2002, comprata esattamente 20 anni fa al mio rientro dall’Israele. Il mio trattore da cucito, come la chiamavo amorevolmente, anche per il rumore assordante, aveva qualche pecca. Il piede rotto e sostituito con un ricambio dalla Cina, insomma, andava. La lametta rotta per l’allineamento dell’ago mi spaccava il filo e la mancanza di un po’ di funzionalità, che mi rendevano la vita difficile. Ok, niente di non fattibile con un giro di meccanico e un po’ di manutenzione. Dopo 20 anni di utilizzo, se l’avrebbe anche meritata. Comunque quello che mi ha convinto a fare il passo decisivo è stato l’opera pia. E adesso ve lo spiego.

Cambiare una macchina da cucire meccanica con una elettronica, è come cambiare da una Fiat 126, del 1972, con le levette d’accensione con un SUV ibrido, appena uscito dalla concessionaria e accensione a distanza. È un altro mondo e magari conviene proprio andare dal concessionario, spendere qualcosa in più, di quanto si paga su Amazon, e fare un piccolo corso d’aggiornamento. Io faccio così e non immaginate cosa ho imparato in un solo giorno. La prima cosa che ho imparato, anzi che sapevo, ma per la prima volta l’ho potuto sperimentare, è che spesso il “valore” sentimentale delle cose è semplicemente un idiozia, una vera fregatura. Un presupposto per non cambiare, non imparare, per rimanere attaccato a degli oggetti che non hanno proprio nessun valore, men che meno spirituale. Inoltre, anche se si tratta solo di una stupida macchina da cucire, quanto di più consuma la vecchia Novamatic meccanica in confronto a quella nuova? Ve lo dico io, la nuova è in classe A+++, il mio vecchio trattore da cucito consumava circa 5 volte di più. Non è il motivo che mi ha fatto cambiare la macchina da cucire però. Il cucito per me è un hobby, un passatempo che mi appaga perché comunque è un attività creativa, che mi fa fare tante cosine utili. Quindi il passatempo deve fare piacere, non devi preoccuparti del filo che si rompe o, visto che la vista cala, l’orrore di dovere infilare il filo una decina di volte. Questo è già un validissimo motivo per mandare in pensione una vecchia macchina da cucire, poi però ho voluto sapere cosa succede con la fila di vecchie macchine, che nel negozio erano ammassate in terra e mi si è aperto un mondo. Tutte le 3000 macchine da cucire accumulate solo nell’ultimo periodo, verranno spedite in Costa D’Avorio, dopo essere state aggiustate e messe a punto.

Cos’è il Progetto Alépé di Suor Tiziana Maule, la virologa(!) veronese? Lei dedica il suo tempo e la sua passione per migliorare sostanzialmente la vita delle persone. Questo sia come medico e ricercatrice nel campo della malaria, sia come suora e mentore spirituale del programma Alépé. E cosa ci fa con tutte quelle macchine da cucire? Insegna a cucire ovviamente! Così che soprattutto le giovani donne possono sostenere la vita alquanto difficile e cara(!) in Costa d’Avorio. Una terra stremata da guerre e malattie, con una mortalità altissima, anche grazie alla divulgazione del virus HIV.

Spesso sentiamo quella frase, molto ipocrita, del “aiutiamoli a casa loro”, che altro non significa di: “lasciamoli morire di fame dove stanno”. Questo progetto, che con la scusa della mia macchina da cucire, ho voluto presentarvi, lo fa veramente. Mettere le persone, ma in particolar modo le donne, nella condizione di imparare un arte ed autosostenersi, già è fantastico. In particolare se pensiamo ad una società molto patriarcale e maschilista. Un altra cosa che trovo fantastico è come in un negozio nella periferia di Verona, tante persone contribuiscono ad aiutare Suor Tiziana. Chi come me, donando una vecchia macchina da cucire e fidatevi, non ho fatto nulla in confronto ad altri, e chi invece viaggia in Africa una volta all’anno, portandole a destinazione ad Alépé. Forse questo esempio aiuterà tanti a rivedere le loro dure posizioni. Magari qualcuno riuscirà a riconoscere il profondo razzismo che si nasconde dietro a certe frasi. Se il mio contributo non è solo una vecchia macchina da cucire e una donazione a Suor Tiziana, allora sono felice di poter aver aiutato, nel mio piccolo e quanto potevo.

Se anche tu vuoi contribuire all’aiuto per Alépé e i suoi cittadini, lo puoi fare tramite una donazione:

  • c/c bancario intestato a Progetto Alépé Cassa Rurale e Artigiana di BrendolaIBAN IT96E0839960730000000196144
  • c/c postale 6294360

Oppure semplicemente informandoti e condividendo questo contributo

http://www.progettoalepe.org/

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