Che cos’è l’illuminismo

Nel dicembre 2023 scrissi l’ultimo articolo di questo blog. È il momento buono per riattivarlo, migliorare la mia scrittura, riportarla nel mio spazio. My space per davvero. Novità? L’università, lo studio degli antichi e contemporanei, pensatori fuori dal tempo, sempre attuali. Grazie Professore!

Risposta alla domanda che cos’è l’illuminismo

Prima tesina, primo approccio. Bene, benissimo, ma si può sempre migliorare. Infatti che cos’è lo stato di minorità del quale ci racconta Immanuel Kant? Siamo già alla seconda domanda nei primi due paragrafi di questo articolo. Ho dovuto imparare che non si pongono domande, si deve dare risposte. Si deve “produrre”, lo scritto non come una riflessione, ma come un qualsiasi prodotto; algebrico, industriale, alimentare, ecc. Utile a se stesso e ovviamente al consumo e così, automaticamente/magicamente, anche alla produzione di pubblicità. Siamo produttori-consumatori, come direbbe Ivan Illich.

Maledetta filosofia, è proprio vero caro Prof, lei, questa gatta sul tetto, ci cambia, ci plasma, sin dal primo giorno che posa le sue zampette silenziose sui nostri coppi. Fine poesia, mettiamo via le illusioni, si inizia ad analizzare, contestualizzare, strutturare, usare il proprio intelletto come se fosse plastilina. Il pensiero che, anziché essere rigido e inflessibile, diventa malleabile come la terracotta fresca, che assume qualsiasi forma il ceramista le dà. Si chiama ceramista colui che usa terracotta anziché ceramica? Questa era la terza domanda per il terzo paragrafo e i numeri vanno scritti per intero, disse un altro  che si “professa” professore. Uno che mi ha delusa. Capita.

Ho detto che cosa sia, (occhio al congiuntivo), l’illuminismo? No, e anche non ve lo so dire. Non più. Concettualmente è ciò che si definisce Aufklärung, rischiaramento. Il pensiero illuminista francese e tedesco dell’ottocento, (avete visto il numero scritto?), storia della filosofia – ovvio. Ma oggi cos’è? Come risvegliarsi dallo stato di minorità profondo nel quale siamo ricaduti? La scrittura come alternativa? Le domande si sommano come i rifiuti.

Che cos’è il rifiuto?

In ricordo di Alan Kurdi

Il rifiuto come stato di minorità vi piace, vero? La natura, madre natura, il concetto di rifiuto non lo conosce, il riciclo è continuo, permanente, tutto è utile, niente spreco. Solo l’imbecille umano ha saputo escogitare un concetto così idiota come il rifiuto e con la sua stupida coerenza lo ha universalizzato fino alla perfezione. Fino ad arrivare al rifiuto umano. Certo la foto è una provocazione, infatti Alan Kurdi appare un paio di volte su questo blog.

Un piccolo corpicino mareggiato, direi amareggiato, ma non ne ha nemmeno avuto il tempo. Gettato in una realtà più grande di lui, come direbbe Heidegger. Una realtà nella quale l’occidente decadente rende decadenti coloro che fuggono dai danni del capitalismo predatorio e la sua maledetta terza guerra mondiale. Tanti fronti, sempre la stessa guerra, direbbe Francesco, il primo vescovo. Lui rifiutato in primis dalle proprie pecorelle. “È così progressivo, papa comunista”, direbbe mia mamma. Rifiuto continuo a tutti i livelli.

Illuminismo cos’è, ve lo spiego…

Che cos’è allora l’illuminismo? E torno con vigore alle domande. Che cos’è secondo chi? Kant, Foucault, Habermas? No, secondo Tanja Con la J. Io. Riconoscere che siamo tutti il rifiuto di qualcuno e noi tutti rifiutiamo. È così umano.

Io stessa sono stata rifiutata, già diverse volte, so cos’è, fidatevi. Ad esempio mi becco una media di 29 all’Uni, ma devo smettere. Le mie carte non sono sufficienti, sono scadenti. Io non abbastanza “strutturata”, come direbbe Michel Foucault. Ennesimo rifiuto. La maturità svizzera qui non vale nulla e le regole non sono uguali per tutti e infatti mica mi posso ritenere qualificata per andare in un’università italiana. Mica so scrivere, utilizzare il congiuntivo, adottare regole grammaticali, sintassi perfette, cercare il minimo comune multiplo, scrivere i numeri in lettere, esprimermi con frasi corte e dirette, così come piacciono al mondo del marketing. Così vieni plasmato nei licei per poter essere selezionato. Il liceo anti-aristotelico, un liceo che non (in)forma, ma anzi, trasforma e seleziona, quindi scarta e rifiuta. Lo sto vivendo, lo so di certo.

Che brutta esperienza. Faccio i 30, 28, ecc. nelle tesine universitarie e mi becco una sufficienza per un tema al liceo. Ridicolo! Io però stoica, impassibile e imperturbabile. L’aponia è diventata la mia miglior compagna, anche contro arroganti commercialiste supponenti della uperclass, con la puzza sotto al naso e pure lecca c…, mi scuso col lettore per lo sfogo.

Come Seneca e l’imperatore filosofo Marc’Aurelio, anch’io cerco il miglioramento ogni giorno. Medito sull’armonia tra anima e corpo, “mens sana in corpore sano”! Ogni giorno che non ci si dedica alla cura di anima e corpo è un giorno sprecato, direbbe Socrate. Lo dico anch’io. Spesso!

Ma seguiamo Kant sulla questione di che cos’è l’illuminismo. Rischiararsi è l’essere in grado di emanciparsi, lasciare alle spalle ciò che ci cattura, ci tiene ostaggi di tutte queste “strutture” sopra citate. (L’avete intuito, anche la commercialista è una struttura, l’altra parte del guinzaglio!). Strutture linguistiche, le quali formano il nostro pensiero e ci obbligano a filare dritti come un treno nei suoi binari e solo i suoi. Oh Dio, che frase lunga, agli antipodi della scrittura giornalistica prevista dall’hosting di questo blog. Hai la terza media? Bene, resterai manovale a vita. Hai fatto il perito meccanico? Tu via in fabbrica, non ti credere intellettuale per qualcosina in più che sai. Ma soprattutto, non credere di poter migliorare, cercare un riscatto sociale e personale, non ti è concesso, non puoi mettere a rischio lo “stato” di chi è nato con la puzza sotto al naso, fa parte della classe dirigente e sa fare operazioni algebriche come il caffè in capsula con la macchinetta. Ancora ste frasi lunghe.

Risposta alla domanda, che cos’è l’illuminismo – Finalmente!

“Beantwortung der Frage, was ist die Aufklärung”, questo c’era scritto nel titolo dell’articolo di Immanuel Kant, scritto a Königsberg, (Kaliningrad), nel 1784. (Sì, in Russia!). La mia risposta è: Fare frasi lunghe, infischiarsene di titoli nobiliari, sintassi logiche (solo all’autore), formule algebriche, regole del blog, etichette snobbiste delle commercialiste e soprattutto pensieri preconfezionati come gli abitini premaman di Bonprix.

Io non ho il guinzaglio, non mi faccio mettere alle catene, Tanja con la J è libera, veramente libera! E ho una gatta sul tetto dalla quale tornerò, appena ho “le carte a posto”. (Non apposto, il participio passato del verbo apporre).

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